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Un anno da ricordare: questa volta grazie ai parassiti.

La raccolta delle olive è stata protagonista dell’anno, ha rubato lo scettro alla malattia dei pomodori e ai parassiti delle castagne. Unica nota positiva quindi, l’interesse per un settore, quello dell’olivicoltura che ha attirato a se l’attenzione, per la produzione dimezzata e quindi per la richiesta massiccia di olio. Causa principale la condizione meteorologica avversa che ha favorito il prolificare della temuta Mosca olearia (Bactrocera oleae).

Raccolta ottobre-novembre 2014

Raccolta ottobre-novembre 2014

Non tutti sanno, o quasi nessuno dei non adetti ai lavori, che questo insetto, ha origini molto lontane e viene combattuto dagli olivicoltori dal secolo scorso. Le temperature miti invernali e le piogge estive abbondanti hanno reso il raccolto dell’anno corrente, per la maggior parte di privati e aziende agricole del centro e nord Italia, inutile per la produzione di olio d’oliva ed extra vergine di oliva. Disinfestazioni inutili, rese inefficaci dalle continue piogge estive: colpevole di un raccolto risicato, è proprio il clima. La stessa mancata o tardiva strategia di difesa di molti olivicoltori contro il parassita, ha portato alle conseguenze odierne.

Sui cambiamenti climatici, e le sue conseguenze che si avvertono ogni giorno, non vengono messi da parte interessi principalmente geopolitici, e le previsioni lasciano il tempo che trovano. Nel breve periodo, non esistono infatti protezioni vincenti contro il parassita, ma esperimenti e progetti per evitare l’utilizzo di sostanze chimiche, rivolti alla messa in salvaguardia degli olivi.

L’agricoltura più colpita, non è quella biologica, anche se molto più fragile e costosa, ma ogni tipo di agricoltura. Fondamentale è che ognuno, abbia cura delle piante possedute, tanto da salvaguardare e non rendere inutile il lavoro del vicino. Purtroppo invece, le persone spaventate e terrorizzate dal parassita che imperversava nell’autunno appena trascorso, hanno lasciato le olive sugli alberi, anche se limitatamente attaccate, non rendendosi conto che l’olio prodotto è, anche se in pochi casi, di ottima qualità. Questo atteggiamento compromette anche la prossima raccolta per coloro che invece hanno raccolto e ripulito le piante, ricordando che gli insetti volano e sedimentano sul terreno, che deve essere nella stagione primaverile, lavorato e ripulito. L’unica speranza di opporsi al parassita e alla noncuranza, è sempre il clima: un inverno rigido e secco, alternato da un’estate tipica mediterranea. Ma al momento invece, è allerta per le temperature miti del mese di novembre-dicembre e le piogge abbondanti di questi giorni.

Mai come quest’anno la tv ha dedicato tanto tempo all’olio, nell’anno di più carenza, con informazioni che hanno in alcuni casi sviato dal vero problema. La raccomandazione di non cogliere e di non consumare gli oli locali, sta favorendo l’acquisto di oli di oliva in circolazione a basso costo, nella maggior parte non extra vergini all’origine, ma ottenuti da miscele di olive comunitarie e marocchine, di cui si conosce una provenienza generica. Oli corretti per ottenere una bassa acidità oleica, e ottenuti da olive di cui non se ne conoscono le fattezze. Per cui è inappropriato incitare, all’acquisto di altri oli, non solo non migliori e nemmeno controllati, che hanno il pregio di un basso costo, che danneggia ulteriormente le piccole aziende.
La richiesta di calamità naturale al momento, è solo una vana speranza, e forse mai come in questa situazione, la gente capisce l’importanza fondamentale delle risorse pubbliche che dovrebbero essere destinate alle imprese e al lavoro, alla scelta di considerare il “denaro come un valore di scambio per produrre beni” e non il contrario.